La Profezia che si Autoavvera e la negatività sul lavoro: il Caso di Mario

La Piramide della Credibilità
18 Febbraio 2012
Come avere successo e imparare a gestire i feedback ricevuti
3 Marzo 2012

La Profezia che si Autoavvera e la negatività sul lavoro: il Caso di Mario

Mario, impiegato in banca, ricevette una promozione e il suo nuovo responsabile gli assegnò subito un compito: studiare e presentare in una riunione, da lì ad un mese, un nuovo software per facilitare le operazioni bancarie. Il lavoro era effettivamente impegnativo, ma soprattutto richiedeva una preparazione molto diversa rispetto al lavoro svolto fino a quel momento. All’inizio, nonostante il compito fosse difficoltoso, sovrastimò la sua preparazione e stilò una tabella di marcia basata su obiettivi da raggiungere settimanalmente. Dopo la prima settimana si accorse di essere in ritardo sul lavoro a causa della sottovalutata difficoltà del compito. Mario decise quindi di aumentare il numero di ore dedicate al compito, facendo le ore piccole davanti al computer e investendo notevoli risorse mentali e fisiche. Alla fine della seconda settimana era ancora in ritardo sulla tabella di marcia. A quel punto Mario iniziò a demoralizzarsi, continuava a ripetersi che era tutto inutile, che il compito era troppo difficile per lui e che avrebbe anche potuto studiare fino alla morte, ma tanto non avrebbe rispettato i tempi e avrebbe fatto una pessima figura. Inoltre iniziò a pensare che il proprio capo gli aveva appositamente assegnato quel compito così difficile per metterlo in difficoltà e perché lo voleva vedere in una situazione critica. Questi pensieri si estesero anche alla posizione lavorativa, iniziando a dubitare della sua capacità di svolgere efficacemente quel ruolo. Con questi pensieri in testa, anziché rivedere il proprio metodo di studio per capire in cosa aveva sbagliato la prima volta, chiedere aiuto ai colleghi o cercare una via d’uscita, si rassegnò all’idea di non riuscire e smise quasi completamente di studiare. Ovviamente, non preparandosi, non riuscì ad eseguire il compito richiesto.

Questo è solo un piccolo esempio di come, molto spesso, siamo proprio noi a creare i nostri circoli viziosi e la negatività da cui, poi, non riusciamo ad uscire. Pensando che sarebbe stato un fallimento in ogni caso, Mario ha rinunciato a prepararsi, ha smesso di studiare e, come in una profezia che si “autoavvera”, non ha raggiunto l’obiettivo che gli era stato dato, rinforzando così l’idea di non avere le capacità per svolgere quella mansione. In questo caso Mario ha scaricato la colpa sulla difficoltà del compito e sui propri limiti, inibendo la capacità di spronarsi a cercare delle strategie d’uscita, rendendosi impotente davanti a “quel destino crudele che aveva fatto sì che quel compito capitasse proprio a lui”. Infatti, dobbiamo renderci conto come le nostre convinzioni siano legate strettamente al nostro rendimento in ogni attività che svolgiamo. Come usciamo dal circolo vizioso? Il primo passo consiste nella consapevolezza dei propri pensieri, ovvero delle modalità con cui percepiamo e affrontiamo mentalmente una situazione. Una volta che abbiamo individuato i nostri pensieri limitanti, prima di costruire un atteggiamento positivo,  dobbiamo abbattere quello negativo. Infine potremo costruire un atteggiamento finalmente vincente.  Nei prossimi post vi spiegherò nel dettaglio questi tre passaggi.