Anatomia e autonomia dei propri collaboratori: gestione risorse umane in azienda

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Anatomia e autonomia dei propri collaboratori: gestione risorse umane in azienda

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Gli psicologi la chiamano “percezione di controllo e padronanza” ed è la sensazione di poter controllare situazioni e fattori, anche ambientali, nella realtà che ci circonda. Se trasportiamo questa percezione nel mondo del lavoro e, più specificatamente, nella gestione risorse umane, questa sensazione di controllo e autonomia si traduce nella maggior parte dei casi in un maggior stato di benessere e qualità dell’ambiente lavorativo. I collaboratori che si trovano ad operare in un ambiente in cui viene data loro la possibilità di compiere delle scelte, manifestando la propria volontà in maniera totalmente autonoma, sono proprio, secondo gli studiosi, quelli più felici e con un elevato stato di benessere. Ecco che il semplice controllare e cambiare la temperatura del termostato all’interno dell’ufficio può trasformarsi in uno strumento di benessere per la forza lavoro. Ciò che davvero conta è la sensazione di poter esercitare un controllo, non il fatto di avere realmente un controllo sulle cose importanti. Questo fenomeno dipende dal fatto che tutti noi, in misura minore o maggiore, siamo intimamente condizionati, in termini positivi, dalla possibilità di poter controllare e cambiare le cose e di avere un ruolo ben definito nel mondo.

Come si traduce il concetto di percezione di controllo sul piano della gestione risorse umane?

Semplice. Se come imprenditori e responsabili delle risorse umane desideriamo aumentare il livello di benessere dei nostri collaboratori, è necessario permettere loro di esprimere in qualche modo la propria individualità e autonomia. Anche in quelle realtà aziendali più articolate e strutturate dal punto di vista strategico è possibile escogitare sistemi per lasciare ai dipendenti la capacità di scegliere e decidere per sé. L’esempio del termostato, per intenderci, fa parte di questi sistemi. L’importanza dell’autonomia dei dipendenti, perlomeno sul piano percettivo, è evidente e lampante in quei contesti lavorativi in cui i collaboratori sono più insoddisfatti e sofferenti e dove si sfrutta qualunque pretesto per lasciare spazio a lamentele, dissensi e negatività. Concludendo, meglio concedere ai collaboratori qualche libertà e licenza in più, piuttosto che vederli insoddisfatti, “lamentosi” e… inevitabilmente meno produttivi.